Unforgettable
- Do you remember who said that? -
- Yes. Was me, in your hug. -
Perché sentiamo il bisogno di abbracciare? Forse perché abbiamo bisogno di lasciarci andare. Di sfilare la pesante armatura della ragione, della diffidenza, e affidarci a qualcun altro. Di non sentirci più soli, e trasmettere le proprie emozioni ad un altro in maniera diretta, come il contatto tra i due corpi: i petti si toccano, e se hai pazienza puoi sentire il tuo cuore battere sull’altro corpo; e se ne hai ancora, i sentimenti cominceranno a congiungersi.
Io libero il mio sentimento sul tuo corpo esile, espiro la mia solitudine, la mia tristezza... e in cambio inspiro energia pulita, le tue spalle fragili e lisce, che mi riempie il diaframma. Gli organi trovano la perfetta armonia, i sensi si riequilibrano, e di riflesso inizio a ridere come un ebete: l’energia emessa dopo la fusione tra due atomi.
Sei piccola nel mio abbraccio, riesco a toccare tutta la tua pelle morbida.
- I want your hug. -
Perché se una cosa ci fa stare bene, vogliamo continuare ad averla. Ci alziamo, ogni giorno, lavoriamo, o studiamo, prendiamo la bici, o un aereo, bestemmiamo, solo per continuare ad ottenere la nostra droga, che ci fa stare bene.
- Maybe is better if you don’t sleep here tonight... I’m afraid that you lose your flight tomorrow morning... -
- Yes, maybe you’re right. -
Ricordo solo che la sua stanza è buia, e anche il balcone, dove lei sta recuperando l’uniforme da lavoro che indosserà domani. Poi ho un vuoto... finché non usciamo fuori dal portone e camminiamo nel giardinetto sotto casa sua, sulle stesse mattonelle rosse sbiadite già raccontate in precedenza. Arriviamo al Family Mart, dove compro del caffelatte e pancarrè ai fagioli rossi: il titolo di uno dei capitoli del mio ultimo romanzo, quello in cui i due protagonisti si svegliano per l’ultima volta insieme. Ho ancora nel portafoglio lo scontrino, ormai completamente sbiadito.
Lo stradone periferico è vuoto e silenzioso. Nessun taxi in vista, e io rischio di non arrivare in tempo in albergo e quindi in aeroporto. Sarebbe stato fantastico.
- See that building... how many windows... いっぱい!!-
Tenta di sfoggiare il suo giapponese arrugginito, e ride.
Oh. È arrivato il momento dell’ultimo abbraccio. Il tassista si sporge dal finestrino: vuole vederci meglio mentre ci baciamo.
4 Maggio 2014. 08:50
Piove.
- I just arrive company, raining! It must because you leaving... -
4 Maggio 2019
Piove.
- Ho freddo. Ho bisogno di un abbraccio. -
- Certo. Sono 100€. -
- ... e un abbraccio piccolo, veloce? -
- 50€. Ma finisce subito. -
- Va bene. Prendo quello da 50€. E nel frattempo penso a quelli lunghi, così faccio finta di star bene. -
- Ok. Come vuoi. -
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