La via del mercatino coperto di Deungchon-ro 5-gil sembra la sorella di uno dei 93.900 mercatini coperti di Osaka che vendono frutta, verdura, pesce, cibo cotto all’istante e cosame vario per la casa. Ma qui, come nemmeno in quello della Korea Town di Osaka, sono riuscito subito a trovare il miglior jeon della mia vita, impiastrellato da una piacente sciura convinta che io sia un madrelingua coreano, nonostante le mia gesta da sordomuto:
Io: *gestic frusc frusc* (vorrei tre di queste)
Lei: 10개가 들어가 있는 한 팩으로 사셔야 해요 (no, dovresti comprarne minimo 10 per riempire il pacchetto di plastica)
Io: Ah ok! (Tiro fuori 1.000 won)
Lei: mmh, 아니요 (Mi prende 10.000 won dal portafoglio)
Io: Ah ehm ok... (mi sta fregando? Quanti cazz sono 10.000 won... ah 7 euro, boh.) ok gamsahapmida! (Grazie)
Lei: (risata) ciao bello, statt’ buón.
Entro nel minimarket accanto e mi rotolo nel monopolio di prodotti con le scritte in coreano. Finché non individuo il frigo degli alcolici, e più innamorato di un innamorato mi installo ad ammirare tutte le diverse categorie di makgeolli: crudo, liscio, alla banana, alla ciliegia, al riso scuro (?) ecc ecc ecc... ma vista l’ora, o meglio, visto che sono ancora solo come un cane, e da solo non mi va di ubriacarmi, riempio le restanti mani di una bottiglia d’acqua, una birra Cass e del pancarrè integrale. La cassiera di mezza età continua ad ascoltare una nonnina logorroica col cappellino azzurro da pescatore, anche mentre mi imbusta la roba.
Dal mercato all’ostello sono appena due minuti a piedi. Non tergiverso con le foto da turista impazzito e torno subito nella mia singola, nonostante siano solo le due di pomeriggio, ma sono stanco come lo fossero di notte.
Amo le pubblicità coreane, anche se il 60% delle sue donne si assomigliano. Anzi, uguali.
16:00... meglio riposare un po'.
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