sabato 2 marzo 2019

长春 Changchun

Di giorno, se non ci fosse la macchia grigia di cemento, la piana di Changchun sarebbe solo un’infinita steppa di terra farinosa, pressata come un hamburger dal freddo del cielo. Ed invece, grazie all’uomo, il marrone spento e l’azzurro esanime possono liberamente mischiarsi all’angoscia, la stessa della domenica pomeriggio, del color grigio-palazzo popolare; o anche, non raro, ad un più malinconico beige.
Di notte, invece, il freddo lascia il posto ad un più caldo e nebbioso color ruggine, che gradualmente si schiarisce verso l’ambra, in corrispondenza delle luci della strada e dei palazzi. 

Il nostro palazzo è alto quasi trenta piani, ma di notte si vede a malapena. Il bianco e il verde dell’insegna del Family Mart illuminano il portone d’ingresso al cortile interno; ma, spazio dieci metri, e il sentiero è di nuovo nel semibuio. Il vento stasera ha spazzato via l’inquinamento, e io ne approfitto per bere una 青岛啤酒, oscillandomi su un’altalena. Tra un sorso e l’altro leggo i caratteri, Birra Tsingtao, la nostra birra, sempre.
Oltre quattro ciuffi di Pampas Grass ci sono noi che camminano sul cemento rosa del sentiero. Conformo i miei passi ai tuoi passi, non m’importa che è scomodo. I tuoi occhi sorridono, chiudendosi in strette fessure. Attorno è ancora scuro... abbiamo ancora qualche metro per essere felici.
La Tsingtao è finita, dev’essere partito il taxi.





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