mercoledì 1 maggio 2019

鶴橋 Korea Town

Oggi è il primo maggio, e avrei voluto, o meglio, dovuto parlare di un altro primo importante. Ma ieri sera ho ricevuto un messaggio inaspettato, che mi ha rigettato in un passato nostalgico... che tuttavia, al contrario di questo passato, è ancora vivo e ha caratteri sicuramente meno tristi e malinconici.

Fin da subito, dalla prima volta che, per caso, ci inciampai insieme a Yokawa - estate 2015 ormai - fui attratto da questo quartiere. Attratto come lo si è da qualcosa di nuovo ed esotico: un nero aitante in Mongolia, che entra in discoteca a serata inoltrata.
Dopo scuola, ormai routine, invece di dirigermi ad Imazato, stazione metro vicina alla mia (ex) casa, anticipavo la discesa in Tsuruhashi e mi immergevo fino alle sopracciglia nella Korea Town di Osaka, con l’unico scopo di perdermi nel labirinto del suo stretto mercato coperto. Un giorno il pretesto diventava una vaschetta di kimchi; un altro giorno quella di jeon; o ancora, ma solo quando volevo premiarmi, una bottiglia di makgeolli...

Finché l’attrazione non si trasformò in amore.



Novembre 2015

Dopo il solito giretto coreano, mi rimisi sui binari che portavano a casa e tornai sul viale Sennichimae. Non distante dalla stazione metro di Tsuruhashi, incrociai una micro bottega della pizza, nel cui interno solitudinavano un forno a legna in cemento, due tavolini in pietra lignea, pareti gialle e un pizzaiolo giapponese dall’aspetto strafumato. Mi incuriosì, ma non ebbi il coraggio di entrare. Per questo, il giorno dopo, proposi ad Imu, la mia fedele e caritatevole compagna di classe coreana, di farci un giro “un giorno di questi”.

“Andiamoci oggi dopo scuola!”

Quante soddisfazioni mi dava questa ragazza.

Dopo un’intensa sessione di studio dentro uno pseudo “Gran Caffè Italia” in Namba Park, la metro Sennichimae Line ci prese entrambi amorevolmente in grembo: rallentò solo in corrispondenza delle stazioni di Nippombashi e Tanimachi Kyū-chōme, prima di consegnarci alle cure dei fumi perenni dei barbecue coreani di Tsuruhashi. I ristoranti e le trattorie coreane erano nel labirinto di cemento del mercato coperto, ma noi virammo e uscimmo allo scoperto sullo stradone rumoroso, diretti verso la “タヴェルナ ハレ”, Taverna Hare, così il nome della pizzeria. Dopo il bancomat del MUFG Bank c’era un rivenditore di make up coreani, oltre il quale solo un vicolo asfissiante ci separava dall’obiettivo.

Konnichiwa -
- Irasshaimase dōzo - Ci rispose, accogliendoci, il pizzaiolo strafumato. 
Ci sedemmo al secondo tavolino, 90x20cm; dietro di noi c’erano solo un tinello in acciaio e, nascosto, un ripostiglio...

... e... fu da lì che uscì fuori Hye-Sun.


Nessun commento:

Posta un commento