domenica 14 aprile 2019

餐厅 ristorante cinese (parte 2)

Hiro, grazie al tinder cinese, prima della partenza aveva già programmato un appuntamento con Karina, professoressa di Hong Kong trasferita a Kunming per lavoro. Prendemmo tutti e tre insieme una buona birra artigianale cinese in un english/china fusion pub, dopodiché li abbandonai ai loro caldi destini per ritornare nella silenziosa via Ancona, dove alle 22:30 avrei dovuto incontrare Yan Yan.

- Yes sure I wanna meet you. I’ve never hung out with a western guy. When we meet... please forgive my bad English. -

Yan yan mi veniva incontro, e il cuore mi trapanava la cassa toracica. Indossava una T-shirt bianca con una scritta rossa, nascosta per tre quarti da un gilet nero. Nonostante non fosse alta, il suo fisico magro le sfilava l’intera silhouette.

- I brought two bottles of beer. Let’s go to your hotel. -

Quando le dissi che Hiro non sarebbe ritornato prima dell’alba, convenne con me sul fatto che un letto matrimoniale sarebbe stato più comodo del divano di pelle secca della hall dell’albergo.

Yan Yan aveva una laurea in storia cinese, ma non aveva mai smesso di aiutare la famiglia a sostenere il proprio unico reddito. Forse l’anno dopo si sarebbe dedicata a tempo pieno all’insegnamento... ma ancora non lo sapeva; o meglio, ancora non aveva trovato il coraggio di dire al padre che non avrebbe mai sposato Mankou, il figlio del ricco proprietario della pomposa catena di ristoranti “fiori rossi felici”. Yan Yan era uno spirito libero. Avrebbe voluto andare in Taiwan, dove tutto le sembrava più libero, e magari uscire con uno dei tanti americani che vivono lì a Taipei, scoprendo una volta per tutte se i film romantici di Hollywood si basassero sulla realtà, o erano solo finzione.

Alle 23:30 le due birre da 66cl erano piene a metà. Yan Yan mi fissava con occhi audaci. Nonostante il mio carattere introverso, da quando c’eravamo incontrati ero sempre stato messo al centro dell’attenzione: era concentrata su ogni parola che usciva dalla mia bocca, fino ad annusarle, ora, una per una. Finchè... un battito del mio stomaco, già consapevole di cosa sarebbe successo, non mi scosse smodato verso le sue labbra, già pronte a baciarmi.



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